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Mindfulness vuol dire “consapevolezza”, cioè la capacità di essere presenti a noi stessi, agli altri e alla realtà, con una particolare attitudine. È una capacità che tutti abbiamo, ma che spesso dimentichiamo, poiché siamo presi dal ritmo della nostra vita e dai nostri pensieri e preoccupazioni. Invece, proprio quando siamo alle prese con una malattia cronica, è importante allenare questa capacità attraverso la ripetizione, l’intenzione, l’osservazione costante come si fa con la pratica della mindfulness.

ColtivareRisorseIn particolare, attraverso la consapevolezza possiamo sviluppare e promuovere le nostre risorse interiori, stati mentali salutari che possono aiutarci a fronteggiare le sfide insite nel convivere con una condizione di difficoltà cronica, soprattutto che riguardi il respiro, la nostra funzione vitale più importante e cruciale.

Perché diciamo “coltivare” gli stati mentali salutari con la pratica della mindfulness?

Nelle tradizioni meditative, come ogni bravo giardiniere sa, coltivare implica tutta una serie di azioni e attenzioni che devono essere pazientemente svolte nel tempo.

Per i fattori salutari della nostra mente è la stessa cosa, vediamo allora cosa occorre a una pianta e ai nostri stati mentali salutari per crescere bene e diventare forte.

Coltivare vuol dire:

  • Innaffiare e fertilizzare: nutrire la nostra pianta degli elementi giusti, di cui ha bisogno e che la favoriscono.
  • Piantare nel posto giusto: curare l’ambiente in cui vogliamo farla vivere.
  • Proteggere: non esporla a condizioni avverse, a parassiti e tenerla libera dalle erbe infestanti.
  • Potare: togliere le foglie secche e le parti malate o superflue, anche se inizialmente può costare sforzo, per dare energia alle parti sane.
  • Saper aspettare e affidarsi: come la crescita di una pianta, anche il nostro sviluppo interiore è un processo che ha bisogno di tempo, quasi sempre un processo non lineare in cui a volte sembra di non progredire. Soprattutto in quei momenti, il giardiniere deve saper aspettare e affidarsi alla terra e alle azioni che ha compiuto fino ad allora.

Tutte queste azioni fanno parte integrante del processo della mindfulness che si dispiega spontaneamente dedicandosi alla pratica e tenendo viva l’intima intenzione di benessere che tutti abbiamo nel cuore. Essere presenti a noi stessi e alla nostra vita momento per momento può essere di per sé una sensazione piacevole, che non dipende dalla situazione in cui ci troviamo, ma è sempre alla nostra portata.

Ecco allora qualche suggerimento per essere un “buon giardiniere” della nostra mente:

  • Innaffiare e fertilizzare: con la pratica della mindfulness impariamo a renderci conto con prontezza degli stati d’animo ed emozioni che ci fanno bene e di quelli che non vanno bene per noi. Se ci alleniamo a fermarci anche solo un istante, scopriremo che possiamo scegliere di alimentare tutti quegli aspetti della vita che ci aiutano e ci arricchiscono, aprendo il nostro sguardo a coglierli quando ci sono, molto più spesso di quanto pensiamo! Tutte queste esperienze diventeranno una specie di substrato duraturo della nostra mente, il fertilizzante di altre esperienze salutari.
  • Piantare nel posto giusto: non sempre possiamo scegliere la situazione in cui ci troviamo a vivere, ma se siamo consapevoli di come ci sentiamo in un dato momento, possiamo sempre provare a prenderci cura dell’ambiente, fisico e relazionale, in cui siamo. Scopriamo che, riducendo la reattività e imparando a rispondere alle situazioni con più equilibrio, o cambiando qualche fattore anche piccolo nelle nostre abitudini, l’atmosfera cambia. È come dare aria al terreno per piantare nuovi semi.
  • Proteggere: quando stiamo vivendo una difficoltà, o ci sentiamo sovrastati da un problema, potrebbe accaderci di perdere il contatto con la nostra esperienza e le nostre risorse, che pure ci sono, e potremmo affidarci a strategie inappropriate o nutrire giudizi su noi stessi che non fanno che aggravare la situazione. Sono delle vere e proprie trappole che ci tendiamo da soli, abitudini non salutari che possiamo trasformare. La mindfulness ci aiuta a riconoscerle, a evitarle, a sapere meglio cosa è utile e benefico fare, ad avere fiducia nella nostra capacità di scegliere il meglio per noi e a volerci bene.
  • Potare: a volte ci sono delle abitudini o dei pensieri che sentiamo ormai come una parte integrante di noi, con cui siamo molto identificati, ma che non ci aiutano a stare meglio. Potrebbe essere anche la nostra idea di essere malato, sbagliato, di avere qualcosa che non va, o di non poter più apprezzare la vita perché forse non riusciamo a fare alcune cose che facevamo fino a un po’ di tempo prima. In questo caso la consapevolezza può darci il coraggio di tagliare in modo netto queste idee, anche se inizialmente può costarci un po’ di sforzo. È proprio questo però che fa spazio ad una nuova energia e fiducia verso una direzione salutare.
  • Saper aspettare e affidarsi: la pratica della mindfulness ha sempre a che fare con ciò che accade nel momento presente, l’unico momento che è davvero disponibile per noi. Ancorarsi al momento presente, allenando la consapevolezza di restare con ciò che avviene momento per momento in noi e intorno a noi, significa anche togliere energia a tutti quei pensieri che abitualmente ci portano a preoccuparci del futuro o a rimuginare sul passato.
    Possiamo prenderci cura di quello che c’è ora e che ha bisogno della nostra attenzione, e questo migliorerà la realtà o perlomeno la nostra relazione con essa, arricchendo la qualità della nostra vita. Scopriremo che è saggio e utile affidarsi non a qualcosa di esterno, ma alla nostra stessa capacità di essere presenti con pazienza, con giudizio e amorevolezza al dipanarsi della nostra esperienza.

Ma quali sono le risorse interiori, cioè gli stati mentali salutari, che possiamo coltivare? Ce ne sono alcuni fondamentali, definiti da Jon Kabat-Zinn, il fondatore del Protocollo MBSR, il programma di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza.

Si tratta di aspetti fondamentali dell’atteggiamento con cui ci avviciniamo alla realtà della nostra vita e di noi stessi. Ognuno di essi è interconnesso con tutti gli altri, coltivandone uno li coltiviamo tutti. Ci piace chiamarli i sette alberi della mindfulness:

  1. Non giudizio: quando facciamo attenzione al flusso dei pensieri della nostra mente, ci rendiamo conto di quanto giudichiamo la nostra esperienza quotidiana e ciò non ci aiuta a stare nella realtà con più equilibrio e pace. Possiamo allenarci a renderci conto di questa modalità giudicante e quando un giudizio si presenta, osservarlo semplicemente come tale.

  2. Pazienza: la pazienza è una forma di saggezza, è importante non pretendere troppo dal nostro corpo e dalla nostra mente, ma essere pazienti, cioè essere aperti a ogni momento e accettarlo così come è, sapendo che le cose maturano con il tempo. Questo vale anche per la pratica di consapevolezza.

  3. Mente del principiante: significa allenarci a guardare le cose come se le vedessimo per la prima volta, senza dare nulla per scontato. Possiamo lasciar cadere le aspettative basate sulle esperienze precedenti, restando aperti alle nuove possibilità. Questo ci apre alla ricchezza di ogni momento presente.

  4. Fiducia: la fiducia nelle proprie esperienze e sensazioni è fondamentale per apprendere la meditazione di consapevolezza. Apprendiamo così ad essere pienamente noi stessi e trovare dentro di noi la nostra guida. Possiamo imparare ad ascoltarci e avere fiducia in noi stessi e nelle nostre migliori risorse.

  5. Non cercare risultati: di solito facciamo una cosa per raggiungere un obiettivo. Ma nella pratica di consapevolezza ci alleniamo a prestare attenzione a ciò che succede istante per istante. Possiamo smettere di “fare” ed essere semplicemente noi stessi, osservando ciò che ci accade, che sia piacevole o meno piacevole. Scopriremo che proprio non cercare di ottenere risultati è il miglior modo per ottenere benefici poiché riduciamo la nostra reattività e aumentiamo la nostra saggezza e lucidità per fare fronte alle situazioni.

  6. Accettazione: questo è il presupposto fondamentale per cambiare le cose. Spesso invece tentiamo di forzare le situazioni, con il risultato di crearci tensione. Accettazione non significa rassegnazione o accettare passivamente le cose o rinunciare ai propri bisogni, ma semplicemente disponibilità a vedere le cose così come sono, a prenderne atto e a partire da lì. Riusciamo così a vedere più chiaramente e ad agire in modo più adeguato, salutare ed efficace.

  7. Lasciare andare: con la pratica possiamo apprendere la capacità di prendere le distanze dai pensieri, situazioni e sentimenti che la nostra mente vuole trattenere, sia che essi siano piacevoli che spiacevoli. Questo ci aiuta a porci con più agio e leggerezza nei confronti di ciò che accade di momento in momento, sia dentro di noi che intorno a noi.

 

La pratica della mindfulness ci insegna che è possibile vivere pienamente anche se ci troviamo a convivere con una malattia cronica.

Al di là della nostra condizione fisica, in noi è sempre presente un’intenzione di benessere, una predisposizione innata a tendere verso il nostro stare bene, che forse non siamo più abituati ad ascoltare.

Così come la consapevolezza, le nostre risorse interiori sono sempre disponibili per noi, se ci diamo la possibilità di scoprirle ed esplorarle.

La mindfulness ci offre gli strumenti per farlo, non importa quanto ci sia da fare: proprio come in un giardino, possiamo cominciare da ciò che vediamo, con pazienza, curiosità e leggerezza. Possiamo essere dei buoni giardinieri della nostra vita.

Anna Rossi e Maria Dolores Listanti,
Insegnanti Protocollo Mindfulness