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Come migliorare la consapevolezza della respirazione con il Vibhaga Prânâyâma ovvero la respirazione sezionale

2022_1_Antonio_Manzionna.jpgAntonio Manzionna,
insegnante qualificato

 

Namaste.
Svami Gitananda GiriL’utilizzo di alcune pratiche Yoga può essere un valido aiuto in molti casi di difficoltà respiratorie. Nel 1971 è stato pubblicato un testo “Correction of Breathing Difficulties by Yoga Pranayamas” che a distanza di oltre mezzo secolo è a mio parere ancora attualissimo. Il suo autore Yogamaharishi dottor Svami Gitananda Giri è stato nel secolo scorso una delle figure più influenti nel campo dell’Ashtanga Yoga in tutto il mondo. Laureatosi in medicina in Inghilterra, al suo ritorno in India riuscì ad integrare le antiche scienze spirituali tradizionali con le moderne conoscenze scientifiche.

Ancora oggi l’opera e gli insegnamenti di questo grande Guru sono portati avanti da suo figlio e successore Yogacharya dottor Ananda Balayogi Bhavanani, anch’egli medico, che nel 2006 ne ha curato una nuova edizione completamente rivista (https://icyer.in/product/ yoga-for-breathing-difficulties/).
Il dottor Ananda Balayogi Bhavanani è Presidente del Centro Internazionale di Formazione e Ricerca (ICYER) presso lo Yoga Ananda Ashram di Pondicherry in India (http://www.icyer.com/index.php). È medaglia d’oro in Studi medici (MBBS) con diplomi post-laurea sia in Family Health (PGDFH) che nello Yoga (PGDY).

È membro dell’Accademia indiana di Yoga, autore di DVD e libri sullo Yoga. 2022 1 Ananda Balayogi BhavananiHa pubblicato numerosi articoli, raccolte e abstract su Yoga e Yoga della ricerca. È vocalist e coreografo di musica e danza classica indiana, percussionista e compositore di musica. È il coordinatore del Centro avanzato per l’Educazione Yoga Therapy e della Ricerca (ACYTER), JIPMER a Pondicherry. È consulente onorario internazionale per la IAYT (International Association of Yoga Therapists) negli Stati Uniti e di varie Associazioni Gitananda Yoga in tutto il mondo.

Pratico Yoga da quasi trent’anni ed ho avuto la fortuna di incontrare il dottor Ananda a Roma nel 2019, da allora ho seguito con lui numerosi corsi e sono, a tutt’oggi, un suo fedelissimo allievo. Lo scorso mese di gennaio parlando con il dottor Salvatore D’Antonio ho scoperto l’esistenza dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO ed è nata l’idea di mettere a disposizione le mie conoscenze offrendo la possibilità di condividere alcune semplici pratiche di Prânâyâma della tradizione Gitananda (Rishiculture Ashtanga Yoga) che potrebbero aiutare ad “imparare a respirare” in modo più efficiente ed a “gestire lo stress” anche nei casi di persone con patologie respiratorie.

Le pratiche respiratorie nella tradizione Yoga

La straordinaria importanza che la tradizione Yoga attribuisce alle pratiche respiratorie dipende dal fatto che il respiro riflette momento per momento lo stato psicofisico dell’individuo, e varia in relazione allo stato generale dell’organismo, all’attività fisica e alla condizione mentale. È facile osservare che la collera, la paura, la gioia e tutte le altre emozioni variano la profondità e il ritmo del respiro. D’altra parte il fatto di respirare in un determinato modo rinforza l’emozione corrispondente.

Come è affermato nella Hathayoga-pradîpikâ, quando il respiro è instabile la mente è instabile, quando il respiro è stabile la mente è stabile.

Le tecniche più avanzate di Prânâyâma hanno lo scopo di allenare il praticante ad arresti del respiro sempre più agevoli e prolungati, preparandolo all’esperienza della sospensione spontanea del movimento respiratorio, scopo finale del Prânâyâma. Tale esperienza induce una stabilità mentale che rende possibili le pratiche superiori dello Yoga; negli Yoga-sûtra si afferma che squarcia il velario che nasconde la luce. Questo tipo di esperienza è molto difficile da raggiungere e, d’altra parte, non può essere provocata volontariamente. Il praticante deve eseguire le tecniche di controllo volontario con animo sgombro da attaccamento e disposto ad accettare qualunque risultato si presenti. Il suo compito è quello di creare le condizioni perché le esperienze possano avvenire, eseguendo tecniche via via più intense, che gradualmente modificano la sua personalità e i suoi stati di coscienza, avvicinandolo agli stati meditativi.

Migliorare il respiro spontaneo

Per eseguire nel modo più efficace queste tecniche è necessario comunque migliorare dapprima il più possibile il respiro spontaneo. Il buon funzionamento dell’apparato respiratorio può essere ostacolato da diversi fattori, che ricadono in tre gruppi fondamentali.

Il primo gruppo riguarda lo stato della colonna vertebrale. L’accentuarsi delle curvature fisiologiche impedisce un respiro completo, e una scoliosi può ridurre l’attività di uno dei polmoni.

Il secondo gruppo riguarda gli ostacoli di tipo meccanico, come occlusioni o riduzioni della portata dell’apparato respiratorio. Essi possono essere occasionali, come nel caso della presenza di muco, o permanenti, come nel caso di deviazioni del setto nasale. Bisogna notare, a questo proposito, l’importanza del respirare a bocca chiusa. Il respirare attraverso il naso ha diversi effetti. Infatti in questo modo l’aria viene riscaldata nelle narici e non arriva troppo fredda ai polmoni; inoltre viene umidificata, evitando che vi arrivi troppo secca; infine viene filtrata. Quando poi si espira attraverso il naso, l’aria cede un po’ del suo calore e della sua umidità alle narici, evitando che si raffreddino e si asciughino eccessivamente, e contribuisce a rimuovere le impurità che vi si sono fermate.
Il respirare a bocca aperta è giustificato soltanto in alcune tecniche purificatorie e per un tempo determinato, o quando si ha bisogno di un ricambio molto veloce di aria a causa di uno sforzo fisico o della necessità di parlare in pubblico. È importante inoltre respirare da entrambe le narici. Utilizzare prevalentemente una sola di esse è causa di squilibri.

2022 1 Yoga LifeIl terzo gruppo riguarda i blocchi di tipo muscolare. Poiché ogni genere di emozione ha il suo corrispondente sul piano fisico in una contrazione muscolare, se i momenti di tensione sono frequenti e prolungati si può instaurare l’abitudine a una contrazione permanente e inconsapevole, che, a sua volta, rafforza nella mente lo stato di tensione. In questo modo i muscoli interessati alla funzione respiratoria non arrivano mai a uno stato di rilassamento, ma lavorano in condizioni di parziale blocco. Il respiro diventa allora superficiale, o localizzato soltanto in certe parti dell’apparato respiratorio, o assume un ritmo inadeguato.

Prima di affrontare le tecniche di Prânâyâma vero e proprio è necessario dunque rimediare a queste situazioni negative. Bisogna notare, a questo proposito, che alcune persone hanno l’impressione che durante l’inspirazione sia l’aria, entrando, a dilatare il torace e l’addome. Basta però una semplice riflessione per capire che tale idea è assurda. Non c’è alcuna ragione per cui l’aria debba entrare nei polmoni spontaneamente. È invece l’espansione del torace a causare un aumento del volume interno che ha per conseguenza l’ingresso dell’aria; il contrario espirando.

Come ottenere una respirazione completa

Si rileva di qui l’importanza di superare i blocchi muscolari per ottenere una respirazione sciolta, completa ed efficace.

L’apparato respiratorio si può immaginare come un recipiente di forma cilindrica il cui volume può essere aumentato in tre maniere: abbassando la base inferiore, accrescendo il suo diametro, o alzando la parte superiore; in questo modo lo spazio aumenta e l’aria viene risucchiata. Queste tre modalità corrispondono a tre fasi respiratorie.

La prima fase è spesso chiamata respirazione addominale, anche se in realtà l’effetto di risucchio non è dato dal movimento dell’addome ma da quello del diaframma, muscolo che rappresenta il fondo del recipiente e che agisce all’incirca come un pistone, abbassandosi durante l’inspirazione e sollevandosi durante l’espirazione. La seconda fase respiratoria è toracica, cioè causata dal movimento delle costole che si spostano in fuori e leggermente verso l’alto. La terza fase, chiamata sub clavicolare, sfrutta un movimento molto più ridotto nella regione delle spalle.

La prevalenza o l’inibizione di ciascuna di queste fasi corrispondono a un determinato tipo di personalità. Particolarmente frequenti sono le rigidità del diaframma, a causa delle tensioni che si ripercuotono su questa zona del corpo; esse sono causa ed effetto di numerosi problemi psicosomatici, per il meccanismo di interazione tra corpo e psiche, mentre un buon respiro diaframmatico trasmette un’impressione di calma e di rilassamento.