Come si verifica una riacutizzazione?

La BPCO è una malattia progressiva, cioè che peggiora nel corso del tempo. Normalmente questi cambiamenti sono graduali, ma a volte si verificano in maniera imprevedibile e molto rapida e in tal caso si parla di riacutizzazioni. La riacutizzazione si manifesta con un peggioramento dei sintomi cronici che persiste e va al di là delle normali variazioni quotidiane dei sintomi stessi: aumento della tosse e dell’affanno, aumento dell’espettorato, che frequentemente diventa giallo (purulento). A volte si può avere febbre. In questi casi è indispensabile chiedere il parere del medico che procederà ad una visita ed eventualmente raccomanderà altri esami al fine di valutare la gravità della riacutizzazione e impostare il trattamento adeguato.

Da che cosa sono causate le riacutizzazioni?

Non si conoscono completamente le numerose cause delle riacutizzazioni di BPCO. Gli specialisti considerano che tra le principali debbano considerarsi le infezioni sia batteriche sia virali. In altri termini un comune raffreddore o l’influenza possono scatenare una riacutizzazione, che è comunque spesso causata da agenti batterici, anche dagli stessi che colonizzano abitualmente le vie aeree di questi pazienti e che per motivi non ancora chiariti determinano periodicamente la riacutizzazione. Anche l’inquinamento atmosferico può contribuire all’origine di una riacutizzazione. Per questo i medici raccomandano a tutti i pazienti con BPCO di effettuare ogni anno la vaccinazione antinfluenzale ma anche di prendere tutte le precauzioni necessarie per cercare di prevenire le infezioni delle prime vie respiratorie in particolare le forme influenzali. E’ pertanto bene evitare contatti con persone affette da influenza o raffreddore e di frequentare ambienti chiusi surriscaldati e affollati (esempio cinema, autobus, metropolitane, ecc.) e di esporsi alla pioggia o all’umidità. Si deve ricordare che il freddo, soprattutto il freddo umido (per esempio nebbia) è un fattore di rischio. Non raramente alla riacutizzazione segue un peggioramento della gravità della malattia.

In quali casi è necessario il ricovero ospedaliero?

Sulla base della gravità della riacutizzazione il medico decide se si può essere curati a casa oppure se è necessario il ricovero ospedaliero. Le linee guida internazionali suggeriscono l’ospedalizzazione immediata quando si verifichino le condizioni seguenti:

  • Riacutizzazione nel paziente che ha una BPCO classificata come grave
  • Presenza di importanti patologie concomitanti (insufficienza d’organo grave, diabete, ecc)
  • Aritmie di nuova insorgenza
  • Diagnosi incerta
  • Età avanzata
  • Alterazione dello stato di coscienza
  • Il paziente non è autosufficiente e manca di un adeguato supporto familiare

Qual è il trattamento delle riacutizzazioni?

Il trattamento più appropriato dipende dalla gravità della malattia, che il medico potrà valutare sulla base dei sintomi, dei valori dei gas ematici, dall’esame radiografico del torace, dall’esame spirometrico, delle analisi del sangue o altro. La dimissione sarà possibile quando saranno ristabilite le condizioni di base. Uno degli scopi del trattamento è di evitare un nuovo ricovero ospedaliero.

Si devono sempre assumere gli antibiotici?

I pazienti che presentano riacutizzazioni con segni clinici di infezione bronchiale (aumento del volume e viraggio di colore dell’escreato e/o febbre) possono trarre beneficio da una terapia antibiotica. Il medico sceglie l’antibiotico da utilizzare tenendo conto delle caratteristiche del malato (età, altre malattie croniche concomitanti, frequenza dei ricoveri in ospedale ecc.) e della epidemiologia locale delle resistenze batteriche agli antibiotici.

Quali sono le conseguenze di una riacutizzazione grave?

Tra le conseguenze che maggiormente si verificano in caso di grave riacutizzazione vi è l’insufficienza respiratoria acuta, che può essere trattata con farmaci, con l’ossigenoterapia e con la ventilazione meccanica non invasiva (senza intubazione delle vie aeree) o invasiva (con intubazione) quando necessario. La somministrazione di ossigeno a lungo termine aumenta la sopravvivenza e tale effetto è più marcato quanto più la terapia viene condotta in modo regolare e continuativo. L’ossigenoterapia tuttavia non è accettata facilmente da tutti i pazienti per il disagio che comporta nella vita quotidiana. Per questo è importante che i paziente e i familiari siano informati correttamente sulla necessità di utilizzare l’ossigeno e ricevano supporto ed assistenza in questa difficile fase della malattia. L’assistenza ventilatoria (non invasiva o invasiva) è messa in atto quando il paziente non è in grado di respirare da solo. La ventilazione meccanica è necessaria finché il paziente non migliora e ricomincia a respirare spontaneamente mantenendo valori accettabili di anidride carbonica e di ossigeno nel sangue.

Quanto dura una riacutizzazione?

La frequenza media delle riacutizzazioni è di 1-2 all’anno, ma vi sono pazienti che accusano un numero maggiore di episodi. Relativamente al tempo necessario per tornare ad una condizione stabile, pur esistendo pochi studi al riguardo, sappiamo che sono necessari almeno 30 giorni dopo la riacutizzazione per ottenere la totale stabilità clinica e funzionale respiratoria.

Come prevenire una riacutizzazione?

Non vi è nessuna terapia disponibile per la prevenzione delle riacutizzazioni. Dato che, come già detto, le infezioni virali o batteriche sono la prima causa il medico raccomanda sempre la vaccinazione influenzale. A volte il medico raccomanda la vaccinazione antipneumococcica. Il paziente stesso tuttavia può fare molto per evitare di avere una riacutizzazione, evitando inquinamenti, assicurandosi di vivere in un ambiente con aria sana e tenendo lontano tutti i fattori che possono essere irritativi per le vie respiratorie come agenti chimici e soprattutto il fumo. Seguendo correttamente le prescrizioni e le indicazioni del medico si può ridurre la probabilità di avere una riacutizzazione, oltre che la gravità ed il disagio dei sintomi giornalieri.